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CsC: l’industria risale lentamente la china, +2,3% in…

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la fotografia del manifatturiero italiano

CsC: l’industria risale lentamente la china, +2,3% in un anno

Non siamo ancora fuori dal tunnel della crisi, ma l'industria manifatturiera italiana «ha cominciato a risalire la china», anche se «con un passo ancora lento e assai disomogeneo tra i suoi comparti». Una buona notizia, quella che registra il Centro studi Confindustria, anche per le caratteritiche della ripresa in atto: nessuna «falsa partenza», questa volta, «simile alle molte che hanno punteggiato la lunga crisi», ma riflesso di una politica industriale « ormai irrinunciabile come strumento ordinario di politica economica» per tornare a correre e avere un elevato tasso di crescita.

Rilancio manifatturiero iniziato a fine 2014
Il rilancio del settore manifatturiero, rileva il centro studi di viale dell'Astronomia, «è cominciato nella seconda metà del 2014, con un passo dapprima titubante e poi più sicuro. Ma a velocità diverse: rispetto al punto di minimo e a fronte di un dato medio del recupero del manifatturiero pari a +2,3% da settembre 2014 ad agosto 2015 con una differenza rispetto al picco pre-crisi ancora di -24,4%, «a oggi le variazioni nella produzione vanno dal +70% dei motoveicoli, rimorchi e semirimorchi al +15% di farmaceutica, bevande, abbigliamento, macchinari e attrezzature, al +10% dei mobili e all'ulteriore calo del 3,4% di legno, prodotti in metallo, pelletteria».

«Nuovo cominciamento» e non «ripresa congiunturale»
Su queste basi, sottolinea il report Csc presentato oggi a Roma nel corso di un seminario dal titolo «Produzione e commercio: come cambia la globalizzazione alla presenza del leader degli industriali Giorgio Squinzi, Presidente Confindustria, e Carlo Pesenti, vice presidente per il Centro Studi, è legittimo parlare di « nuovo cominciamento» impostato su «buone fondamenta», e non di una «ripresa congiunturale». Certo, pesano ancora i cali di produzione in alcuni comparti, ma questi sono «da considerare irrecuperabili», soprattutto se potessero contare su misure straordinarie di sostegno. Poi c’è il capitolo Meridione: la sua vocazione manifatturiera «è caduta molto di più dove era già bassa». Con due effetti: da un lato una «rassicurazione, in quanto sono stati espulsi i produttori più fragili e meno competitivi e sono stati preservati quelli meglio attrezzati a competere e a generare la ripartenza manifatturiera». Dall'altro, il quadro della produzione a sud si è aggravato, cosa che « fa diventare una sfida ancora più cogente e impegnativo l'obiettivo di riduzione del divario tra più di un terzo del Paese e il resto».

Urgenti politiche di lungo periodo
Secondo il CsC, quindi, «sono urgenti scelte politiche, sia nell'approntare una strategia coerente con una visione di lungo periodo, che in Italia ancora sembra mancare, sia nell'adottare le misure concrete per realizzarla», puntando sul rafforzamento di ricerca e innovazione e cavalcando «l'onda di Industria 4.0, senza lasciare indietro il Mezzogiorno riducendo il divario con resto del Paese».

Innovazione di processo, imprese italiane al top
Il report Csc fa il punto sull’inonovazione del nostro comparto manifatturiero, confermando il buon piazzamento delle imprese nazionali, in Europa seconde solo a quelle tedesche, conquistando addirittura il primato nelle innovazioni di processo. La quota delle imprese che hanno introdotto innovazione di prodotto nel 2012 è pari al 32%, contro il 44% della tedesche, il 28% delle francesi e britanniche e il 14% di quelle iberiche. Nell'innovazione di processo la quota sale al 35%, contro il 31% della Germania, il 28% della Francia, il 17% della Gran Bretagna e il 19% della Spagna. L'industria italiana, però, «registra una minore propensione a investire in modo formale e strutturato nella ricerca scientifica applicata a quei prodotti e a quei processi».

Produzione manifatturiera, Italia ancora all’ottavo posto nel mondo
Nel complesso, l'Italia resta ancora l'ottava potenza nella classifica dei paesi manifatturieri. Secondo i dati riposrtati dal Csc, la nostra quota sulla produzione manifatturiera mondiale è stata infatti del 2,5% nel 2014. L'Italia ha registrato una flessione del peso manifatturiero di un decimo di punto tra il 2012 e il 2014, contro una variazione di -1,8 punti tra il 2007 e il 2012. In termini di volumi di produzione, invece, la caduta dell'Italia è stata significativa anche dopo il 2012 (-1,9% la variaizone media annua) ma comunque molto inferiore che in precedenza (-5,3% annuo tra il 2007 e il 2012).

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